Marsala

5 pietre: Amelia Gallico, Augusto Gallico, Lucio Gallico, Sergio Gallico, Giulia Pacifici

Di loro so soprattutto quello che ho appreso dai racconti e dal libro di mia madre, Nadia Gallico Spano, e da un ricordo di Sergio che Bianca Bianchi ha riportato nelle sue memorie.
Dello zio Augusto noi figlie sentimmo parlare da mia madre, figlia di Renato, suo fratello maggiore, fin da piccole. Ci raccontava di un viaggio indimenticabile che lei e sua sorella Diana avevano compiuto nell’estate del ‘35 con la famiglia dello zio da Tunisi, dove risiedevano allora i Gallico, - emigrati da Firenze in cerca di fortuna sul crinale del nuovo secolo ventesimo, - attraverso Firenze e Venezia fino a Cortina d’Ampezzo.
Fu un viaggio meraviglioso che rinsaldò i già forti legami famigliari e trasformò la relazione tra cugini in una profonda amicizia. Sergio restò a Firenze dove si iscrisse alla facoltà di matematica. Le ragazze tornarono a Tunisi e anche gli zii.
I Gallico erano giunti in Tunisia  richiamati dalla figlia maggiore, Clara, che vi aveva trovato un impiego come istitutrice e insegnante di pianoforte. Partirono tutti: il vecchi Attilio – che, in seguito, ammalatosi, sarebbe poi tornato per morire a Firenze – sua moglie Laudomia, i figli Renato, Valentina, Margherita e Augusto, che divenne in seguito insegnante di lettere sposò Amelia Galligo, una donna semplice, ricca di buon senso e di umanità, che aveva lavorato come copista di quadri. Nadia scrive che “in lei si avvertivano le caratteristiche dell’indole e della cultura fiorentina…. Il fascismo non le piaceva ma non diceva nulla per non nuocere al marito”. Augusto, infatti, benché tiepido, si era iscritto al fascio e fu questa l’origine del dissidio con Renato che finì per guastare l’armonia tra i due fratelli. In quanto insegnante in un liceo italiano, Augusto si trovò stretto tra le pressioni da parte del Consolato fascista e il disagio nei confronti di suo fratello, antifascista come sua moglie e i suoi figli, che gli aveva garantito istruzione e benessere poiché aveva assunto la responsabilità di tutti i membri della famiglia. Renato divenne poi avvocato ed esercitò la professione fino all’emanazione delle leggi razziste. Le discussioni tra i due fratelli furono penose e le loro posizioni inconciliabili. Augusto chiese il trasferimento ad Alessandria d’Egitto e poi disgraziatamente tornò a Firenze.
Nel maggio del ’45 la famiglia della zia Valentina, che aveva sposato un Volterra e viveva a Parigi, su suggerimento del Consolato italiano nella capitale francese si rifugiò a Firenze, perché in Francia erano già cominciate le deportazioni, di cui fu vittima anche la consuocera di Valentina, l’altra nonna di Vivianne Montias. Ma dopo l’8 settembre fu chiaro che l’Italia era divenuta un luogo altrettanto pericoloso: la famiglia di Valentina si nascose disperdendosi e scongiurò Augusto perché facesse altrettanto. Ma lui non credette che il fascismo avrebbe permesso quello che accadeva in Francia e non volle lasciare la sua casa. Sergio intanto aveva preso contatto con la Resistenza e viveva fuori Firenze. Sfortunatamente decise di andare a trovare i suoi proprio il giorno in cui la famiglia fu arrestata. Furono portati via tutti, Sergio con loro.

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5 pietre: Amelia Gallico, Augusto Gallico, Lucio Gallico, Sergio Gallico, Giulia Pacifici

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Via Marsala 2, Firenze

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Firenze 
Indirizzo
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Via Marsala 2, Firenze