Fino al 26 gennaio un'interessante mostra a Palazzo Vecchio, che intende far luce su questo delicato tema: dalla personale visione politica di Michelangelo ai rapporti che ebbe con i potenti, suoi contemporanei, rivendicando sempre la propria libertà di coscienza e d’artista. Tra le oltre 50 opere selezionate, provenienti da istituzioni museali nazionali e internazionali, la più rappresentativa è senz’altro il Bruto, dal Museo del Bargello, opera michelangiolesca dalla profonda valenza politica. Il celebre busto rappresenta infatti il “tirannicida ideale”, probabilmente ispirato alla figura di Lorenzaccio, assassino del Duca Alessandro de’ Medici, suo cugino; l’opera fu commissionata da un noto esponente anti-mediceo al termine della seconda Repubblica Fiorentina (1527-1530), alla quale lo stesso Michelangelo aveva preso parte come respnsabile per le fortificazioni durante l'assedio imperiale.
Nella Sala dei Gigli il ritratto di Michelangelo, opera del Bugiardini, campeggia al centro di tutta una serie di ritratti di uomini illustri (tra cui Savonarola, Cosimo I de' Medici, Papa Leone X, Pier Soderini, Vittoria Colonna); tutte figure con le quali il Maestro ebbe modo di confrontarsi nel corso dei suoi lunghi anni di vita.
Numerosi disegni autografi testimoniano altrettanti celebri imprese nelle quali il grande artista si cimentò: dalla Battaglia di Cascina (affresco, mai realizzato, destinato al Salone de’ Cinquecento di Palazzo Vecchio) ai progetti di fortificazioni all’epoca della Repubblica Fiorentina; dai prospetti per il complesso fiorentino di San Lorenzo a quelli per la Basilica di San Pietro a Roma. A conclusione del percorso espositivo è stata allestita una sorta di “gipsoteca michelangiolesca”, con vari calchi da opere più o meno celebri del Maestro.
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